LE GEMELLE COI CAPELLI DI FIAMMA

PARTE SESTA: La pioggia sui vetri

Infine la pioggia era arrivata, gocciolando nel pomeriggio e scrosciando alla sera. Gli abitanti del villaggio si erano tutti chiusi in casa, con delle scorte di cibo, mentre coloro che erano da poco giunti in quel luogo si affollavano in locanda.

Mimulus si era scelto un tavolo accanto alla finestra e con lui sedeva Fragaria, l’unica elfa presente nel locale. Il fatto di essere in due dava conforto, in mezzo a quella caotica confusione di umani. “Come mai si chiama la Locanda del Folletto, visto che di folletti non ne ho ancora incontrati” domandò l’elfo alla pari razza, mentre condividevano una cena a base di minestrone di verdure e pane imburrato.
“E’ un tributo ai folletti che c’erano una volta. Vedi, qualche secolo fa qui vivevano solo queste creature ed al posto dei campi e del frutteto vegetava una bellissima foresta. I folletti erano i custodi dell’Albero della Purezza, che trasformava ogni cosa malvagia in qualcosa di puro e benevolo”.
L’elfo la ascoltava interessato, immaginandosi un regno molto felice, lontano dall’odio e dal rancore, quindi chiese “Come mai adesso non ci sono più?”
“I goblin volevano conquistare il territorio ed i loro sciamani si unirono per gettare ogni sorta di maleficio contro l’albero. Inizialmente fallirono, ma alla fine riuscirono a fare breccia con qualcosa più potente dell’albero stesso, che poco alla volta morì e non ci fu soluzione adatta per farlo migliorare. Da allora la landa perse la sua purezza, le acque si infettarono, le piante si ammalarono, gli animali migrarono e l’aria diventò puzzolente”.
Mimulus smise di mangiare e guardò fuori dalla finestra, atterrito per il terribile racconto “Eppure adesso è così verde e rigoglioso, come è possibile che una volta era un posto tantoripugnante?”

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Il pozzo delle Rane

C’erano una volta un principe di nome Zaffiro ed una principessa di nome Malvarosa, che vivevano in un castello con i loro genitori, il Re Giustino e la Regina Rubiconda.
Il loro Regno sorgeva in Valle Gioiosa, che in realtà non era più così gioiosa da quanto Re Giustino aveva litigato con Re Celestino, suo fratello, iniziando una guerra che causò non solo l’infelicità, ma anche l’impoverimento della terra e lo sviluppo delle malattie. Persino la Regina Rubiconda smise di avere le guance scarlatte ed impallidì, ammalandosi, rischiando seriamente di perdere la vita.

Zaffiro e Malvarosa erano soliti a passeggiare per il giardino reale, nel quale c’era un pozzoall’ombra degli alberi che piaceva molto alle rane. I due fanciulli spesso si sedevano lì accanto e chiacchieravano, godendo della frescura delle fronde durante le calde giornate estive.
Entrambi erano preoccupati per la loro madre, così un giorno portarono al pozzo una monetad’oro e la buttarono dentro, esprimendo il desiderio che Rubiconda si riprendesse. Appena la moneta cadde nell’acqua e loro sentirono l’eco del tonfo arrivare dalle profondità del pozzo, una rana iniziò a gracidare “La Regina guarirà quando Acqua Lucente pioverà! La Regina guarirà quando Acqua Lucente pioverà!La Regina guarirà quando Acqua Lucente pioverà!”
Zaffiro e Malvarosa si avvicinarono a questa rana, accovacciata sul bordo del pozzo, osservandola con curiosità, stupiti dal fatto che sapeva parlare.

 

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Taran ed i pretendenti di Isolde

C’era una volta un ragazzo di nome Taran che era innamorato della bella Isolde, la figlia del capo villaggio, ma la ragazza aveva tanti altri pretendenti, tanto che suo padre non sapeva a chi cedere la mano della figlia. Brigantia era la madrina di Isolde e, vista la situazione della sua protetta, andò a fare visita alla sua famiglia, per rassicurarli che sarebbe stata lei a scegliere il marito giusto per la ragazza. Successivamente entrò nei sogni di ogni pretendete ed in questo modo comunicò loro che, chi sarebbe riuscito ad arrivare per primo alla sua dimora, avrebbe maritato Isolde, istruendoli sulla strada che avrebbero dovuto percorrere.

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Borsetta fragola Strawberry

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La fragola è uno dei miei frutti preferiti e rappresenta per me il perfetto passaggio tra la primavera e l’estate, perchè matura proprio in quel periodo. La borsetta l’ho realizzata con la stoffa cucita doppia, in maniera tale che sia più robusta nel reggere il peso delle cose che si mettono dentro. La cerniera è su misura per la borsetta e per mettersela in spalla c’è una corda saldamente fissata. Per completarla, degli strass rappresentano i semi e le gocce di rugiada, che danno brillantezza al prodotto.

Alimentazione: Cacao e Cioccolato

Questa è una storia vera per tutti voi golosoni che leggete questa pagina e pensate al cioccolato leccandovi i baffi ed i contro baffi: le sue origini storiche!
La pianta era già presente più di 6000 anni fa nel Rio delle Amazzoni e nell’ Orinoco. I primi suoi agricoltori furono i Maya solo intorno al 1000 a.C.
C’è una leggenda che dice che la coltura del cacao fu sviluppata dal terzo re Maya: Hunahpu. Un’altra leggenda, di origine azteca, racconta che in tempi remoti una principessa fu lasciata, dal suo sposo partito in guerra, a guardia di un immenso tesoro. Quando arrivarono i nemici, la principessa si rifiutò di rivelare il nascondiglio di tale tesoro, perciò la uccisero e dal suo sangue nacque la pianta del cacao, con i semi amari come la sofferenza, ma allo stesso tempo forti ed eccitanti come le virtù di quella ragazza.

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La fata delle Carote

C’era un una volta un principe così goloso che mangiava solo dolci dal mattino alla sera. A colazione immergeva cornetti alla crema dentro alla panna montana; a pranzo mangiava bomboloni al posta della pasta, torte di Pan di Spagna e crema pasticcera al posto della carne e della verdura, e pasticcini al cioccolato invece della frutta; a cena, poi, si abbuffava di strudel e torte meringate. Il risultato di tutto questo è che divenne talmente grasso che a stento riusciva a camminare e per fargli dei vestiti i sarti usavano metri e metri di stoffa per riuscire a coprirlo tutto.
Un bel pomeriggio d’estate, il principe fu invitato nel regno vicino per assistere ad una festa, perciò prese il cavallo e partì, immaginando già quanti pasticcini si sarebbe mangiato. Conosceva bene la strada, così ci andò da solo, anche perchè ci voleva poco tempo per raggiungere il luogo della festa. Sfortunatamente, lungo la strada arrivò una nebbia molto fitta, che lo fece perdere e lo costrinse a vagare per diverso tempo senza capire in quale direzione si stesse dirigendo.
Mentre si sentiva stanco, infreddolito, solo e soprattutto molto affamato, vide nella nebbia la sagoma di una casetta con la luce accesa. Rincuorandosi di aver trovato un rifugio, andò proprio verso quella piccola e modesta dimora, per chiedere aiuto ed un posto per la notte.

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Il pesce del primo aprile


C’era una volta un pesciolino che abitava nel mare e, siccome era nato il primo aprile, credeva di avere il diritto di fare gli scherzi a tutti i suoi amici. Spesso si nascondeva dentro ai ciuffi delle alghe ed aspettava che gli altri pesci passassero di lì, spaventandoli con un forte ”BLUBLUBLUB!” e facendoli sfuggire dalla paura. Altre volte smuoveva la sabbia del fondo, proprio mentre passavano dei granchi, non facendo loro più vedere nulla e costringendoli a fermarsi finchè la sabbia non si fosse di nuovo posata, lasciando l’acqua limpida e pulita. Certe volte dava fastidio anche ai polpi, proponendo loro degli indovinelli che lui stesso si inventava, ma che in realtà avevano delle risposte così sciocche che non avevano un senso logico.
Stufi di essere sempre vittime degli scherzi del pesciolino, tutti gli abitanti del mare si riunirono ed escogitarono un piano per fargli passare la voglia di tormentali. Si nascosero tutti quanti in alcune caverne ed attesero che lui passasse da quelle parti. 
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