LE GEMELLE COI CAPELLI DI FIAMMA

PARTE SESTA: La pioggia sui vetri

Infine la pioggia era arrivata, gocciolando nel pomeriggio e scrosciando alla sera. Gli abitanti del villaggio si erano tutti chiusi in casa, con delle scorte di cibo, mentre coloro che erano da poco giunti in quel luogo si affollavano in locanda.

Mimulus si era scelto un tavolo accanto alla finestra e con lui sedeva Fragaria, l’unica elfa presente nel locale. Il fatto di essere in due dava conforto, in mezzo a quella caotica confusione di umani. “Come mai si chiama la Locanda del Folletto, visto che di folletti non ne ho ancora incontrati” domandò l’elfo alla pari razza, mentre condividevano una cena a base di minestrone di verdure e pane imburrato.
“E’ un tributo ai folletti che c’erano una volta. Vedi, qualche secolo fa qui vivevano solo queste creature ed al posto dei campi e del frutteto vegetava una bellissima foresta. I folletti erano i custodi dell’Albero della Purezza, che trasformava ogni cosa malvagia in qualcosa di puro e benevolo”.
L’elfo la ascoltava interessato, immaginandosi un regno molto felice, lontano dall’odio e dal rancore, quindi chiese “Come mai adesso non ci sono più?”
“I goblin volevano conquistare il territorio ed i loro sciamani si unirono per gettare ogni sorta di maleficio contro l’albero. Inizialmente fallirono, ma alla fine riuscirono a fare breccia con qualcosa più potente dell’albero stesso, che poco alla volta morì e non ci fu soluzione adatta per farlo migliorare. Da allora la landa perse la sua purezza, le acque si infettarono, le piante si ammalarono, gli animali migrarono e l’aria diventò puzzolente”.
Mimulus smise di mangiare e guardò fuori dalla finestra, atterrito per il terribile racconto “Eppure adesso è così verde e rigoglioso, come è possibile che una volta era un posto tantoripugnante?”

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LE GEMELLE COI CAPELLI DI FIAMMA

PARTE QUARTA: La minaccia dei Lemm

Invece il giorno successivo il sole entrò nella sua stanza e lo fece desistere dall’aspettare la morte. Si sentiva ancora male, col cuore a pezzi, ma il suo stomaco gorgogliava ed il suo corpo aveva voglia di muoversi e riscaldare i muscoli. Fu inevitabile alzarsi ed andare a fare colazione.
Nella sala della taverna era tutto tranquillo, solo poche persone erano sedute ai tavoli e parlavano sommessamente. Mimulus prese dei biscotti ed una tisana calda, annegando i suoi dispiaceri in silenzio, quindi decise di farsi una passeggiata, nella speranza che i raggi solari dorati e caldi lo ritemprassero più di quanto in realtà potevano fare…

 

 

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La fata delle Carote

C’era un una volta un principe così goloso che mangiava solo dolci dal mattino alla sera. A colazione immergeva cornetti alla crema dentro alla panna montana; a pranzo mangiava bomboloni al posta della pasta, torte di Pan di Spagna e crema pasticcera al posto della carne e della verdura, e pasticcini al cioccolato invece della frutta; a cena, poi, si abbuffava di strudel e torte meringate. Il risultato di tutto questo è che divenne talmente grasso che a stento riusciva a camminare e per fargli dei vestiti i sarti usavano metri e metri di stoffa per riuscire a coprirlo tutto.
Un bel pomeriggio d’estate, il principe fu invitato nel regno vicino per assistere ad una festa, perciò prese il cavallo e partì, immaginando già quanti pasticcini si sarebbe mangiato. Conosceva bene la strada, così ci andò da solo, anche perchè ci voleva poco tempo per raggiungere il luogo della festa. Sfortunatamente, lungo la strada arrivò una nebbia molto fitta, che lo fece perdere e lo costrinse a vagare per diverso tempo senza capire in quale direzione si stesse dirigendo.
Mentre si sentiva stanco, infreddolito, solo e soprattutto molto affamato, vide nella nebbia la sagoma di una casetta con la luce accesa. Rincuorandosi di aver trovato un rifugio, andò proprio verso quella piccola e modesta dimora, per chiedere aiuto ed un posto per la notte.

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